Ho scritto tante volte del #pontemorandi, e non riesco a tacere nemmeno questa volta, di fronte alla volontà di inaugurare il nuovo ponte in pompa magna.
Lo dico senza fronzoli: un paese civile, dove l’umanità prevale sulla propaganda elettorale, non avrebbe dovuto costringere le famiglie delle 43 vittime a sottoscrivere un appello rivolto al Sindaco invocando sobrietà.
Mi sembra incredibile come la smania di visibilità vinca ancora una volta sul rispetto.
Come questa bassa politica, ridotta a tifo da stadio, strombazzi un risultato che non solo in altri paesi sarebbe la norma, ma soprattutto non avrebbe nemmeno dovuto accadere.
E per favore, non invochiamo chi c’era prima, perché non credo sia questo che interessi le 43 famiglie che quel 14 di agosto sono precipitate in un incubo, da un viadotto autostradale, insieme ai loro cari.
Ma affrontiamo la realtà: questa non è l’inaugurazione di un’infrastruttura strategica, innovativa e nata per snellire il traffico o per alleggerire in qualche modo lo snodo autostradale intorno a Genova.
Questa è la celebrazione di una tragedia immane, che non avrebbe mai dovuto accadere.
Il tanto decantato “modello Genova”, pone le sue fondamenta, ahimè molto più solide del viadotto autostradale, su un ponte che si è sfaldato come un castello di sabbia seccata al sole.
Su un fatto talmente assurdo, da sfiorare l’inimmaginabile.
E Genova, negli ultimi anni, è stata capace di essere modello solo di tragedie date dall’incuria, dal menefreghismo, dalla mancata visione dei suoi amministratori, TUTTI, che non hanno saputo fare manutenzione, preservare, e progettare per la sicurezza del proprio territorio e dei propri cittadini.
Quindi io davvero non la capisco tutta questa voglia di festeggiare.
Festeggiare cosa? La morte definitiva di un quartiere che ha visto chiudere decine di esercizi nei mesi successivi al crollo? Il fallimento totale delle istituzioni che non hanno saputo rispondere alle famiglie delle vittime, agli sfollati, agli abitanti al confine con la zona rossa? La vergogna di Autostrade, che pochi giorni fa si sveglia cancellando ancora qualche pedaggio, come contentino?
La tragedia di 43 vite distrutte e di tutte quelle dei loro familiari e amici?
Io non riesco a dimenticare quei giorni.
Io, che sono una genovese e basta, che il massimo dramma che ha subito dal crollo del Ponte è stato trovarmi imbottigliata troppo spesso un Lungomare Canepa.
Eppure il dramma dei giorni successivi al crollo, quell’atmosfera sospesa e incredula, e poi il funerale delle vittime con la sfilata delle solite facce di bronzo, e le parole toccanti dell’Imam di Genova, e le sirene di continuo, e il furgone della Basko, simbolo ormai dimenticato, e i giorni in attesa di tirare fuori tutte le vittime da sotto le macerie, e la mamma di Mirko che è rimasta lì accanto a suo figlio fino alla fine, e la famiglia di Luigi, che ha donato un defibrillatore a una scuola qui a Sestri, e la rabbia, e il Ponte tirato giù un pezzetto alla volta, e poi l’esplosione dei monconi rimasti, e la città che si ferma, e le Sirene del Porto….
Io tutte queste cose non me le posso dimenticare.
I nostri governanti, ad ogni livello, a quanto pare sì.